In ricordo di Sonja

Sonja, parte importantissima della rete che ci collega e ci identifica tuttora, motore instancabile di quel progetto di qualità civica, vicinanza, solidarietà politica e sociale che pensavamo potesse, e dovrebbe, vincere le separazioni che alimentano innaturali competitività e gerarchie autoritarie.

Donna colta ed energica, laica, intellettualmente curiosa, impegnata sempre per il suo personale intenso progetto di vita, e per quello di tanti di noi. Gli incontri con lei portavano una ventata cosmopolita; affascinava gli altri con i racconti delle sue esperienze di miniera, le foto del soggiorno americano, di Cuba, la laurea in geologia e la sua origine triestina e bergamasca.

Sonja era molto orgogliosa della famiglia Slavik: il suo attaccamento alla storia delle sue radici l’aveva portata a condurre continue ricerche in merito. È stata una persona che sapeva e voleva cogliere la complessità delle situazioni, fondando su questa stessa complessità il suo operare e la sua presenza; pure, in lei si potevano cogliere la semplicità e l’essenzialità di scelte che era in grado di compiere e sostenere con grande naturalezza. Testarda e pasionaria sociale, era al tempo stesso una donna dalla voce dolce, la cui dolcezza conviveva con la forza e la radicalità delle sue scelte e convinzioni.

Sonja ha offerto àncore, segnato storie, costruito affetti.   Ha promosso il suo impegno per la pace e per i diritti umani con la voglia di guardare oltre, con il suo indimenticabile stile elegante e il sorriso allegro, con quella sua particolare sensibilità che a volte mascherava dietro a modi asciutti.

Proveniente da una grande città dove aveva vissuto la grande protesta del ’68, era arrivata a Mirano portando con sé quel vento che nei centri minori era giunto più affievolito. La sua azione all’interno della scuola è stata fortemente innovativa nei rapporti fra insegnanti e alunni, e nella gestione delle stesse strutture scolastiche. È stata una presenza propulsiva che mai considerò esaurito il suo compito nell’insegnamento, vedendo l’impegno sindacale ed educativo come un naturale prolungamento del lavoro didattico.

Per Sonja, donna di frontiera, era importante trasmettere alle nuove generazioni la memoria dei fatti della Seconda Guerra Mondiale per guardare a un futuro conformato sulla nobile idea della pace, educazione permanente che va seminata, coltivata e diffusa. È così che può crescere quella passione civile in nome della quale Sonja, dopo l’ingiustificata chiusura del Centro Pace, portò avanti il suo impegno con l’ANPI e con la costituzione del presidio di Libera a Mirano. Aveva abbracciato questa nuova idea di Libera perché ci credeva e voleva che Mirano, la sua città di adozione, potesse godere di alti momenti culturali connotati da forti elementi legati alla giustizia e ai diritti.

Lei era così, quando trovava una proposta innovativa che al suo interno avesse una forte componente solidaristica e sociale, da subito cercava di condividerla con gli altri e di renderli partecipi. La disponibilità di Sonja si contraddistingueva già nello spirito di accoglienza con il quale lei ed Enzo aprivano le porte della loro casa ad amici e compagni: c’è sempre stato posto per le persone e le idee in quella piccola tenace “comune”, fucina un po’ spavalda di elaborazione di un nuovo futuro che pensavamo vicino.

Insieme al suo impegno educativo e politico, da sottolineare ancora di più oggi è la sua idea di lavorare per la pace, nel senso di creare una cultura di pace del vivere quotidiano, della convivenza civile, della tolleranza. Parlare di pace significa anche impegnarsi in politica con spirito di servizio, saper vedere nell’altro non un nemico ma una parte con cui ci si confronta apertamente, pronti a cogliere quanto di positivo può derivare dal dialogo. Le nostre società stanno andando proprio in direzione opposta a questa idea che Sonja ha voluto promuovere con passione, e ciò dimostra quanto lungimirante sia stata la sua iniziativa a Mirano: una donna che molto ha dato a questa città, senza mai nulla chiedere.

Il lavoro con cui Sonja ha coordinato il Centro Pace è stato molto ricco, anche umanamente: attenzione alle persone, valorizzazione delle diversità dei gruppi e delle associazioni che ne facevano parte, continua ricerca di creare legami di amicizia come pratica di un modo di operare nella società e in politica. Accanto a questo attento interesse, la sua coraggiosa coerenza e una rigorosa intransigenza per le idee da portare avanti; sui contenuti non si potevano comprendere né compromessi né cedimenti: la necessità di un’approfondita conoscenza dei grandi temi internazionali assieme alla convinzione che la pace si realizza a partire dalla gestione dei conflitti quotidiani nei rapporti sociali, la riflessione sui modi con cui l’informazione ci manipola e sulle responsabilità personali.

Sonja è stata la paziente tessitrice della trama che ha unito l’impegno dei singoli, le varie associazioni e l’Ente locale al fine di rianimare quel bisogno di pace dato troppo spesso per scontato. Un entusiasmo contagioso quello di Sonja su questi temi, sempre proiettata a dare l’opportunità di riflettere su questioni così importanti. L’attualità del suo operato ci fa capire quanto sia urgente riprendere questo modo di vedere la convivenza civile e le relazioni umane.

“Il problema è sempre e soprattutto
il rapporto con gli altri.
Ciò che ti chiedono,
ciò che chiedi loro.
Solo una grandissima sicurezza,
pace,
saggezza
ti permette di viverli tutti,
non solo i figli,
come persone a prescindere da te”

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