Non dimentichiamo la pace

Un punto di incontro, per associazioni ma anche per singoli cittadini. Un motore di iniziative ed eventi pubblici. Uno stimolo per aiutare la città a riflettere su un valore tanto importante quanto spesso dimenticato come la pace. Tutto questo e molto di più è il Centro per la Pace e la Legalità “Sonja Slavik”, attivo a Mirano dal 2012. Un’esperienza che, visti gli attuali venti di guerra che spirano nel mondo, dal Medioriente all’Ucraina, assume se possibile un significato ancora più profondo.  Ne parliamo con Vincenzo Guanci, coordinatore del Centro.

Come nasce il Centro Pace?
Le prime attività del Centro risalgono in realtà agli anni Novanta, quando un gruppo di volontari diede vita ad un primo coordinamento di diverse associazioni del territorio impegnate sulle tematiche pacifiste. Nel 2003, grazie all’amminstrazione Fardin, si arrivò all’istituzione ufficiale del Centro Pace comunale, con la concessione di una sede per le attività del coordinamento. Erano i mesi della seconda guerra del Golfo, scatenata dall’accusa all’Iraq, poi rivelatasi infondata, di possedere armi di distruzioni di massa.  La bella esperienza di quel primo Centro si interruppe nel 2008 sotto l’amministrazione Cappelletto, per poi rinascere nel 2012 grazie all’impegno della sindaca Maria Rosa Pavanello. La ricostituzione è stata caratterizzata da alcuni significativi passaggi, innanzitutto nel nome: da un lato l’intitolazione a Sonja Slavik, che con passione e intelligenza aveva coordinato il Centro nei suoi primi anni di vita; dall’altro l’aggiunta del termine “legalità”, a sottolineare come non possa esserci davvero pace senza un cultura della legalità. Inoltre il collegamento con il Comune è stato rafforzato con l’istituzione del Consigliere delegato alla promozione di una cultura di pace e dei diritti umani, carica attualmente ricoperta dalla Consigliera comunale Erica Brandolino.

Chi fa parte del Centro?
In primo luogo le associazione che hanno sottoscritto il protocollo d’intesa tra loro e con il Comune, nel quale si impegnano “ad attivare e coordinare iniziative finalizzate allo sviluppo di politiche inerenti la promozione di una cultura di pace e legalità” sostenute dall’amministrazione comunale e promosse dalle stesse associazioni. In particolare, si impegnano nella raccolta e diffusione di informazioni relative ad attività riguardanti le tematiche della pace e della legalità, nella cura dei contenuti di un sito web, nella segnalazione di libri e siti web, nella promozione di eventi, nel coinvolgimento delle istituzioni educative. Attualmente fanno parte del Centro undici associazioni del territorio: Acli, Amnesty International, Anpi, Arcam, Auser, Bandera Florida, Beati i costruttori di pace, Cesvitem, Emergency, Esodo, Libera. In generale però il Centro è aperto a tutti i cittadini che vogliono impegnarsi concretamente su queste tematiche, fedele alla sua vocazione di moltiplicatore di una cultura di pace che non sia un tema per soli addetti ai lavori, ma si concretizzi nelle scelte quotidiane sia delle istituzioni che delle singole persone.

Le associazioni aderenti lavorano in ambiti diversi tra loro, quasi a voler suggerire che la pace stessa sia un tema molto più complesso e ricco di significati di quanto non appaia in un primo momento.
Certo. La pace non è solo “l’assenza di guerra”, di combattimenti cruenti, di bombardamenti sui civili, di morti, feriti, profughi e distruzioni. Sicuramente il superamento di queste tragedie è il primo passo. Ma pace è anche una vita sociale nella quale i rapporti interpersonali e la gestione dei conflitti quotidiani sono fondati sul profondo rispetto degli altri, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come indica la nostra Costituzione. Ciò è possibile solo in un contesto di regole condivise e rispettate, che mettono al centro la dignità di tutti gli esseri umani. Per questo, quando parliamo di pace, dobbiamo per forza parlare di diritti umani, di interculturalità, di legalità, di rapporti tra il Nord e il Sud del mondo. E da questo punto di vista le associazioni aderenti al Centro rappresentano un significativo ventaglio di impegni, allo stesso tempo diversi e legati tra loro.

Chi finanzia il Centro?
Le attività sono quasi completamente autofinanziate. L’anno scorso il Comune aveva messo a disposizione, oltre alla sede nella Barchessa di Villa Errera, un contributo di 500 euro. Contributo che nel bilancio 2014 non è stato confermato. Per questo il Centro vive del lavoro e dell’impegno gratuito di cittadini e associazioni. Nessuno degli esperti invitati alle conferenze-dibattito o agli eventi organizzati percepisce un compenso, salvo le eventuali spese di viaggio e soggiorno che sono coperte con contributi volontari di cittadini, in particolare le donazioni che amiche e amici di Sonja Slavik continuano a versare in sua memoria.

Quali attività ha svolto il Centro dalla sua ricostituzione nel 2012?
In generale abbiamo organizzato numerose iniziative per fornire alla cittadinanza di Mirano informazioni articolate e occasioni di discussione che vadano oltre la stretta attualità seguita da giornali e tv, per comprendere meglio e di più  le questioni complesse della pace nel mondo e della crisi della legalità in Italia. Per questo abbiamo promosso convegni e dibattiti pubblici con personalità del mondo della cultura, del giornalismo, delle istituzioni, ma anche spettacoli teatrali e mostre fotografiche. Ma, almeno dal punto di vista simbolico, l’evento a cui teniamo di più è la Festa della Pace e della Legalità, che negli ultimi due anni abbiamo promosso a cavallo tra maggio e giugno. Una giornata di festa nel cuore della città, con i banchetti di tutte le associazioni riuniti significativamente attorno alla Fontana della Pace, in piazzetta Errera. È il momento in cui davvero incontriamo i miranesi, concretizzando quella promozione della cultura di pace che è il principio cardine su cui si fonda il Centro.